C’era una volta

C’è chi mi conosce e chi no. C’è chi ha imparato a conoscermi anche solo leggendo il libro, ma dopo “C’era una volta” vi assicuro che quel dopo c’è stato. C’è stato il buio, c’è stato il vuoto, ci sono state le urla e la voglia di sparire dal mondo. Ci sono stati anni in cui l’unico colore a me visibile era il nero. Niente bianco, niente grigio, nessuna sfumatura. Solo nero. C’è stato il lancio dal grattacielo più alto, lo schianto per l’assenza di un paracadute. C’è stata l’indifferenza, ma l’indifferenza mia. La voglia di non farcela e di arrendermi.

Ho sempre visto la mia vita come una Serie TV, di quelle con tante stagioni fatte di episodi in cui in ogni singola puntata scopri qualcosa di nuovo. Di quelle che non smettono mai di stupirti, che ti fanno restare col fiato sospeso perchè non sai mai cosa accadrà nell’episodio successivo. Ecco, la mia vita mi sembra esattamente così. Quando si tratta di me non si può mai sapere, non si riesce mai a capire cosa mi passerà per la testa domani, quale altra idea mi frullerà per la mente…

Per tanti lunghi anni non mi sono mai sentita protagonista della mia fiction. Per anni sono sempre stata dietro le quinte, a sognare una vita diversa per me, a guardarla scorrere esattamente come si guarda un film che sai essere solo un film. Magari anche di fantascienza … Di quei film utopici in cui sai benissimo che nulla di quello che hai visto sarà parte di te.

Dopo “C’era una volta” mi è sempre stato chiesto quando sarebbe arrivato il secondo libro, tutti a chiedersi che fine ha fatto Silvia, se sta bene, se sta ancora a Firenze, cosa fa nella vita.. Beh gente se volete saperlo non ci sarà nessun secondo libro (almeno non al momento), perchè ho deciso di vivere esattamente come quelle Serie Tv. Tante stagioni, tanti episodi da vedere tutte su un fiato o magari anche no.. magari solo a singhiozzi per lasciarvi un po’ col brivido, proprio come piace a me.

Credo che a salvarmi non sia stato tanto l’ospedale, il sondino gastrico, i medici o i miei genitori che mi hanno supportato e soprattutto sopportato. Credo di essermi salvata da sola. Solo con la mia testardaggine, il mio caratteraccio, la mia determinazione, la voglia di arrivare sempre più in alto. Il bisogno di far vedere non agli altri ma a me stessa che sì, io voglio farcela da sola, sudando, solo con le mie forze.

Come un incubo che sembra reale, all’improvviso mi sono svegliata. All’improvviso ho iniziato a dipingere la mia vita. Ho scelto io i colori, ho trasformato le lacrime in sorrisi, le urla in forza di volontà, la rabbia in allenamenti infiniti. Allenamenti di ore ed ore non per ottenere chissà quale risultato fisico, solo per scaricare e cacciare i cattivi pensieri. Ho trasformato la voglia di sparire in voglia di viaggiare, la paura di non essere mai abbastanza in opportunità di crescita personale. Il terrore di essere chiusa in gabbia l’ho fatto diventare il mio paracadute, quello pronto ad aprirsi se le cose non sarebbero andate come previsto.

Purtroppo per una perfezionista come me è sempre stato difficile credere che la perfezione non esista. Ma ho imparato a mie spese che, purtroppo, la maggior parte delle volte non sempre va come vogliamo noi. Ho constatato sulla mia pelle che la vita non sempre va come l’abbiamo programmata.

Allora sapete cosa ho fatto? Ho abbandonato il bisogno perenne di essere la ragazza che calcola ogni singolo movimento, che programma ogni singolo minuto della sua vita. Certo, ancora adesso tendo a dover eccellere in tutto quello che faccio, ma con una consapevolezza diversa. Con la consapevolezza che ogni cosa, imprevista o meno, mi serve solo ed esclusivamente per crescere dentro. Per capire chi sono io, cosa voglio diventare, chi voglio essere, e non chi devo essere per accontentare gli altri.

Ho deciso di non mettere radici, evidentemente non sono ancora pronta. Mi piace viaggiare, mi piace cambiare, amo poter fare ciò che voglio, essere me stessa e sentire sempre quel brivido che mi spinge a dire “vai, ricomincia da capo, è di nuovo il momento”.

Penso di aver perso già abbastanza anni della mia vita, e lo dico soprattutto a chi ha attraversato o sta attraversando momenti come i miei. Salvatevi da soli. Abbiamo tutti il nostro “C’era una volta”, abbiamo tutti un passato, una storia da raccontare. Ma resta sempre un C’era una volta, e questo presuppone che poi venga sempre un dopo. Il passato si chiama così perchè deve restare tale. Deve esistere per ricordarci cosa c’è stato, cosa fare affinchè non succeda più, perchè ci serva da lezione. I momenti drammatici e duri servono. Un opposto non può esistere senza l’altro. Il male deve esistere esattamente come il bene. Uno attira l’altro. Il temporale non lo puoi fermare, ma puoi sempre vivere sapendo che il giorno dopo, una volta aperta la finestra, ci sarà uno splendido arcobaleno a sorriderti.

Non lasciatevi sopraffare dalla negatività, non lasciate che le ombre vi avvolgano. Non lasciate che i mostri siano vostri nemici, ma complici. Solo così potrete affrontarli. I mostri non li dovete sconfiggere, ma farli diventare vostri alleati.

Volete sapere che fine ha fatto Silvia? Seguite le lunghe stagioni di questa nuova Serie Tv e lo scoprirete…

Ogni nostro viaggio non sarà mai una vacanza, ma una scoperta di noi stessi ..

PS: per info sul mio libro trovate tutto alla pagina https://lavaligiadeisogni.altervista.org/wp-admin/post.php?post=159&action=edit